Storia

Ultima modifica 10 marzo 2020

La Storia di questo territorio della Majella, è strettamente legata all'utilizzo delle sue risorse.

L'uomo antico percorreva il territorio lettese tra le balze e i crinali della montagna fino al territorio più a valle, sin dal Paleolitico (120.000 anni fa). Questi luoghi erano frequentati da bande di cacciatori - raccoglitori.
Numerose infatti sono le testimonianze di stazioni in grotta e all'aperto che ci attestano usi diversificati della montagna, in particolare la caccia ai grandi mammiferi e la ricerca di affioramenti di selce da cui ricavare strumenti.
L'Homo Erectus che qui viveva ha lasciato resti a Costa dell'Avignone dove sono emersi reperti di industria litica levalloisiana, caratterizzati da un perfezionamento delle tecniche di lavorazione (officina) e schegge di tecnica clactoniana evoluta, consistente in manufatti litici derivati da grandi schegge con piano di percussione obliquo. Recentemente a Grotta S. Angelo è stato messo in luce un suolo del Paleolitico Superiore frequentato per un breve periodo, con focolari e materiale in situ.
Ad epoca protostorica appaiono riferibili le prime testimonianze di frequentazione della Grotta archeologica delle Praie, mentre al periodo italico sembrerebbero riferibili antiche tracce di frequentazione nell'area della Fonte Marte, nel cui toponimo sembrano conservarsi le suggestioni di un'antico culto locale.
Di particolare interesse appare la frequentazione della zona in epoca romana, quando vengono sfruttate le cospicue risorse minerarie legate alla presenza di affioramenti d'asfalto, poi coltivate sino all'età moderna.
Da un'antichissima miniera in località Pignatara proviene il celebre pane d'asfalto d'epoca romana con bollo di Telonius Sagitta, e l'utilizzo di queste importanti risorse minerarie poter calafatare le navi proseguiva ancora in età medievale, come dimostrato dal rinvenimento di monete della Repubblica d'Amalfi (secc. XII-XIII) presso l'ex chiesa di Santa Liberata.
Si perchè pare che la Repubblica di Amalfi, si rifornì qui per il bitume necessario alle proprie navi.
II paese, di origine medioevale, sorse nei tenimenti di San Clemente a Casauria come Castello e per lungo tempo fu subordinato alle vicende storiche della contea di Manoppello, Nel VII secolo venne inglobato nella Diocesi di Chieti e nel 1279 risultò essere la quarta parte di un feudo posseduto da Abamonte Di Letto. Nel 1338 era proprietà della famiglia Orsini, conti di Manoppello, mentre intorno al 1385 fu feudo della famiglia De Lecto, di origine longobarda. Questi erano ufficiali preposti all'erario, amministratori di canoniche, di confraternite, di conventi e ministri della Camera Apo-stolica.
Nel tempo la popolazione lettese andava aumentando fino ad arrivare nel 1795 a 1336 unità, e il paese risultava essere pro-prietà feudale dei baroni Dario.

I Luoghi della Storia

Questo singolare paese dell'area settentrionale della Majella, il cui nome deriva dalla dicitura con cui anticamente era menzionato il luogo: "Terra Lecti Prope Manopellum" (terra nei pressi di Manoppello) ha un aspetto fortemente allungato.
Questa è una caratteristica tipica dei villaggi longobardi, motivata dalla transumanza verticale praticata dai monti ai piani sottostanti. Infatti in quel periodo avvenivano migrazioni stagionali di piccoli gruppi di persone con i loro greggi, che dai pascoli di pianura si spostavano in quelli di montagna e viceversa.
Accanto all'economia agro-pastorale c'era quella dell'artigianato della pietra che ci ha lasciato tracce indelebili nel tessuto urban o lettese.
Passeggiando tra i vicoli del centro storico possiamo ammirare i portali, gli stipiti, le chiavi di volta, le mensole, le decorazioni e le bellissime fontane, elementi in pietra della Majella sapientemente lavorati dagli scalpellini. Sicuramente nel passato con queste pietre sono state realizzate numerose costruzioni qui a Letto-manoppello, come palazzi e castelli; infatti come viene citato dal libro dei ‘Registri delle Pergamene' della Curia Arcivescovile di Chieti, a Lettomanoppello c'era un castello sito probabilmente dove oggi c'è Palazzo Armidoro in piazza, da cui partiva una galleria sotterranea con l'uscita al Torrione. Purtroppo per via dei numerosi terremoti, ne è sparita ogni traccia e poco o niente è rimasto come allora.
Nel centro storico, di notevole interesse artistico è la Chiesa parrocchiale di San Nicola, di epoca seicentesca, in stile barocco.
Restaurata in seguito al terremoto del 1984 la chiesa ha un impianto lombardo, con una bella torre campanaria in blocchi di pietra con ampi archi a tutto sesto, terminante con una particolare copertura a cipolla. L'interno è a tre navate di cui quella centrale svettante, con decorazioni a stucco, altarini laterali barocchi, nicchie, statue, tele ed ornamenti scultorei di scalpellini locali.
Di un certo interesse le tele poste sull'abside di Ferdinando Palmerio dei primi del 1900.
Altro edificio religioso, sempre nel centro urbano, è la moderna Chiesa della Beata Vergine dell'Assunta.
In cima all'abitato, invece, a circa 500 metri dal centro del paese sorge il Santuario dell'Iconicella che ospita la statua della Madonna di Costantinopoli, di scuola napoletana.
La chiesa è di piccole dimensioni e sulla facciata in blocchi di pietra regolarmente squadrati, fanno bella mostra un portale di pietra finemente lavorato terminante con un arco a tutto sesto e due piccole finestre ovali da cui è possibile attingere l'acqua benedetta da piccole acquasantiere. L'interno è ad una sola navata e presenta sul fondo un altare classico in pietra e sulla parete una nicchia con la statua della Madonna.
Altra chiesa, le cui origini si perdono nella storia di Roma antica, è quella di San Pietro. Sita in contrada Pietrara, è costituita da un'unica navata; l'impianto attuale non è originale e sprazzi di decorazioni scultoree li troviamo sui muri della facciata in blocchi di pietra. Citata già come Sancti Petri ad Troiam in un documento dell'archivio benedettino di Subiaco, come sito donato da tal Trasmondo all'Abbazia di San Clemente nel 1407, l'attuale Chiesetta fu costruita sul bordo del tratturo magno come si usava all'epoca. È stata più volte distrutta e ricostruita; si dice che sia sorta su un tempio Pagano molto più grande, dove gli addetti all'estrazione e alla lavorazione della pietra nera compivano i loro riti pagani, non essendo ancora nata e diffusa la religione cristiana.
Con l'insediamento dei popoli longobardi sulle pendici della Majella, si creano i primi luoghi di culto dedicati a Sant'Angelo, particolarmente venerato dal popolo germanico.
Qui nel territorio lettese troviamo un sito dedicato a questo santo, la grotta di S. Angelo, sita nei pressi dell'omonimo fosso.
A chi si incammina alla ricerca di questo ameno luogo, uno spettacolare androne colpisce per la sua forma e imponenza, così come colpì il primitivo pastore che quotidianamente portava il gregge all'abbeverata.
I presupposti perché nel luogo potesse nascervi un culto: la fonte (quella del Garzillo, sita sulla sponda opposta del fosso), la grotta ed un'assidua presenza pastorale, c'erano, e così fu.
L'ambiente che è diviso in due da uno sperone centrale a mo' di colonna, ha una larghezza di circa 22 MT, con una profondità massima di 8 metri. Un alto zoccolo di quattro metri impegna quasi tutta la larghezza del secondo androne, con una profondità massima di un metro. Qui, quasi al centro vi è situata la statua di S. Michele Arcangelo in copia. L'originale, per motivi di sicurezza, è custodito presso il Museo delle Genti d'Abruzzo di Pescara.
Una piccola cathedra in pietra sorregge un semplice capitello, con foglie molto schematizzate e con un'iscrizione sull'abaco, su cui è poggiata la statua del Santo.
Un elemento interessante situato quasi al centro dell'androne collocato però in posizione completamente asimmetrica rispetto al resto è costituito da un piccolo recinto rettangolare di dimensioni 160x130 cm e profondo, nel suo lato più alto, 60 cm. Il fondo è pavimentato con lastre di pietra ben connesse simpaticamente i paesani lo definiscono "il letto di S. Angelo".
Una vaga traccia di muro s'incontra immediatamente a valle del recinto.
I più vecchi del paese dicono di aver inteso raccontare dai loro padri morti 40-50 anni addietro, che ogni anno il popolo nel giorno 8 maggio si recava in processione in detta Chiesa e l'arciprete vi celebrava la Messa. La bellissima statua dell'Angelo, mutila del braccio destro, risale al XIII sec. E' opera di alcune maestranze che operano nella zona di Caramanico ed in particolare in San Tommaso. Molto probabilmente la Statua di S. Angelo fu portata nella grotta, che si trovava in territorio celestiniano, quando il Monastero e la Chiesa di S. Tommaso passarono ai Celestini di S. Spirito a Majella, vale a dire nel secolo successivo.
Nel centro urbano troviamo alcuni luoghi che meritano di essere visitati come il Belvedere sul Corso Vittorio Emanuele (detto "lu Piantaune") da cui si può ammirare un suggestivo panorama dell'area pedemontana della Majella fino alla Val Pescara. Sul Corso si affacciano anche numerose botteghe artigianali e commerciali che costituiscono l'anima produttiva di questo paese. Altri luoghi sono il Parco pubblico Santa liberata attrezzato con giochi per bambini, con la vicina ex chiesa di Santa Liberata, da poco sistemata. Infine troviamo il Parco in Largo Assunta, sito in posizione più centrale, nei pressi del centro congressi


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